Palliativi legislatori

Nella seduta annuale 2023 i rappresentanti delle società di pesca unitamente al comitato per la
pesca del nostro cantone hanno proposto, fra altre misure, quella di ridurre il numero delle
catture giornaliere di trota in fiumi e torrenti, da 6 a 4.

Ora, se questo veramente servisse al mantenimento delle popolazioni dei salmonidi nelle nostre acque correnti, rappresenterebbe una misura logica ed accettabile. Il fatto è che in media nel nostro cantone vien catturata una trota per ogni uscita giornaliera per pescatore. Ciò significa che il problema della presenza sempre più carente di pesci nei nostri fiumi e torrenti non viene che di poco o meglio per nulla salvata da queste misure. Anzi, traspare, per i meno pratici e meno conoscitori della problematica, come se fossero i pescatori i saccheggiatori della fauna ittica nostrana.

Anche la misura cantonale del limite massimo di 60 catture stagionali di trote, pescabili in acque correnti in una stagione, appare come un palliativo, se commisurata ai poco più di una decina di pescatori che nel nostro cantone raggiungono un simile risultato. In realtà la quasi totalità dei veri danni proviene da ben altri fattori, come quello dei deflussi minimi non praticati, dall’irregolarità della portata dei corsi d’acqua dovuta allo sfruttamento degli impianti idroelettrici, dove tutta la biodiversità viene fortemente impoverita, dagli uccelli ittiofagi in continua espansione numerica.

Come pescatori abbiamo il dovere di difendere il nostro territorio e con esso anche la nostra immagine, indicando soprattutto i veri motivi del continuo degrado di molti dei nostri corsi d’acqua. Non ha alcun senso flaggellarci con fuorvianti autolimitazioni, inutili e nocive per la nostra immagine.


Moreno Bianchi